Associazione culturale Gerardo Guerrieri

Copertina di This week in Rome, "rivista" settimanale anglofona, edita a Roma negli anni ‘60 e ‘70.

mostra virtuale: Stanza quattro

OH, AMERICA!

Il Teatro Club di Gerardo Guerrieri e Anne d’Arbeloff apre una finestra sull’America, portando a Roma le voci più audaci del teatro d’avanguardia. Il Living Theatre, il teatro afroamericano, le sperimentazioni della scena newyorkese diventano parte di un dialogo che attraversa l’oceano. Dai palcoscenici ufficiali agli spazi indipendenti, questa sezione racconta il legame tra il teatro italiano e le trasformazioni della scena americana, tra censura e libertà, sperimentazione e identità.

Gallery 1: LIVING THEATRE

Tra il 1961 e il 1983, il Living Theatre e il Teatro Club di Gerardo Guerrieri e Anne d’Arbeloff costruiscono un sodalizio che segna la storia del teatro italiano. La compagnia di Julian Beck e Judith Malina porta in Italia un nuovo modo di intendere la scena: un teatro politico, fisico, anarchico, capace di spezzare la distanza tra attori e pubblico. Dai primi spettacoli romani al Teatro Parioli, il Teatro Club si fa promotore di un dialogo tra la sperimentazione americana e la tradizione teatrale europea. Questo rapporto non si limita alla scena: lettere, telegrammi e articoli di stampa raccontano un legame che attraversa censure, arresti e battaglie per la libertà artistica. Attraverso immagini, documenti e testimonianze, questa sezione ripercorre le tappe di un incontro che ha cambiato il panorama teatrale italiano ed europeo.

Nel 1961, il Living Theatre arriva in Italia su invito del Teatro Club, portando in scena The Connection al Teatro Parioli. Quattro anni dopo, nel 1965, The Brig e Mysteries and Smaller Pieces scuotono il pubblico italiano. Ma il viaggio è accidentato: nel 1964, la compagnia viene espulsa da Bruxelles e rimpatriata con 30 giorni di carcere che costringono a rimandare il nuovo debutto. Tra documenti ufficiali e lettere di urgenza, la compagnia sfida regole e confini.

Scena da The Connection, dal repertorio fotografico inviato dal Living Theatre in occasione del debutto al Teatro Parioli nel giugno 1961.
Scena da The Brig, dal repertorio fotografico della compagnia per il “Marzo teatrale americano” al Teatro Eliseo nel 1965.
Pagine dal programma di sala di The Brig, con riferimenti ai regolamenti del carcere militare ricreato sulla scena.
Ritaglio stampa del dicembre 1964 che informa dell'espulsione del Living Theatre e del rimpatrio forzato negli Stati Uniti.
Elenco completo degli attori di Mysteries and Smaller Pieces, con ruoli e città di provenienza della compagnia in tournée nel 1965.
Invito rivolto ai soci del Teatro Club per la serie di spettacoli previsti a Roma nel marzo 1965.
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Scena da The Connection, dal repertorio fotografico inviato dal Living Theatre in occasione del debutto al Teatro Parioli nel giugno 1961.
Scena da The Brig, dal repertorio fotografico della compagnia per il “Marzo teatrale americano” al Teatro Eliseo nel 1965.
Pagine dal programma di sala di The Brig, con riferimenti ai regolamenti del carcere militare ricreato sulla scena.
Ritaglio stampa del dicembre 1964 che informa dell'espulsione del Living Theatre e del rimpatrio forzato negli Stati Uniti.
Elenco completo degli attori di Mysteries and Smaller Pieces, con ruoli e città di provenienza della compagnia in tournée nel 1965.
Invito rivolto ai soci del Teatro Club per la serie di spettacoli previsti a Roma nel marzo 1965.
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Guerrieri parla del Living da programma per Antigone

Il testo appartiene al programma di sala del Teatro Club del 1957. Il pamphlet ironico dal titolo emblematico “Discorso ad un socio addormentato in poltrona” è una sorta di manifesto dell’intenzione di fare di Roma una capitale europea del teatro, come Londra, Parigi, Berlino.

Roma, aprile 1967. Il Teatro delle Arti è gremito per The Antigone of Sophocles del Living Theatre. Il pubblico assiste a una tragedia che si fa protesta, rito collettivo, scossa politica. Di quell’incontro restano non solo immagini, ma anche le voci: Gerardo Guerrieri registra lo spettacolo e le conversazioni con gli attori della compagnia, che nel luglio 1968 diventano un ciclo di trasmissioni radiofoniche sul Terzo Programma della RAI.

Guerrieri, Beck e Malina + Prometeo

Il testo appartiene al programma di sala del Teatro Club del 1957. Il pamphlet ironico dal titolo emblematico “Discorso ad un socio addormentato in poltrona” è una sorta di manifesto dell’intenzione di fare di Roma una capitale europea del teatro, come Londra, Parigi, Berlino.

Gallery 2: BLACK AMERICA

Negli anni ’60 e ’70, il Teatro Club porta a Roma la voce di un’America attraversata da tensioni razziali e dalla lotta per i diritti civili. Sulle sue scene arrivano spettacoli che raccontano la storia, la spiritualità e la ribellione del teatro afroamericano, in un dialogo complesso con il sistema teatrale bianco e le sue dinamiche di potere.

Sulle scene del Teatro Club, il teatro afroamericano porta la sua storia di lotta e identità. Black Nativity di Langston Hughes (1963, 1981) unisce spiritualità e teatro musicale. La Negro Ensemble Company debutta a Roma nel 1969 con Song of the Lusitanian Bogey. Nel 1970, Slave Ship di LeRoi Jones trasforma il palco in una nave di schiavi. Nel 1982, i canti di Black American Voices risuonano nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.

Ritratti promozionali della Negro Ensemble Company, dal repertorio fotografico inviato in occasione della tournée romana del 1969.
Scena da Song of the Lusitanian Bogey, dal repertorio fotografico della compagnia per il debutto al Teatro Parioli nel maggio 1969.
Locandina originale di Black Nativity, il celebre “Christmas song-play” di Langston Hughes messo in scena nel 1963.
Manifesto del gospel revival Black American Voices, presentato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a ottobre 1982.
Fotografia di Tommaso Le Pera che documenta una scena di Slave Ship di LeRoi Jones, andato in scena nel maggio 1970.
Invito rivolto ai soci del Teatro Club per la serie di spettacoli previsti a Roma nel marzo 1965.
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Ritratti promozionali della Negro Ensemble Company, dal repertorio fotografico inviato in occasione della tournée romana del 1969.
Scena da Song of the Lusitanian Bogey, dal repertorio fotografico della compagnia per il debutto al Teatro Parioli nel maggio 1969.
Locandina originale di Black Nativity, il celebre “Christmas song-play” di Langston Hughes messo in scena nel 1963.
Manifesto del gospel revival Black American Voices, presentato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a ottobre 1982.
Fotografia di Tommaso Le Pera che documenta una scena di Slave Ship di LeRoi Jones, andato in scena nel maggio 1970.
Invito rivolto ai soci del Teatro Club per la serie di spettacoli previsti a Roma nel marzo 1965.
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Febbraio 1969, New York Times. Douglas Turner Ward, drammaturgo e direttore della Negro Ensemble Company, affronta il dibattito sull’autonomia degli artisti neri nel teatro americano. “Un artista nero non deve chiudersi a nessuna possibilità”, scrive, “ma ovunque sia, deve mantenere il controllo sulla propria identità artistica”. Mentre la sua compagnia debutta in Italia con Song of the Lusitanian Bogey, il Teatro Club accoglie e amplifica questo discorso nel panorama teatrale romano.

Gallery 3: NEW YORK

Culla della sperimentazione, New York è per Gerardo Guerrieri e Anne d’Arbeloff un osservatorio privilegiato da cui attingere idee, artisti e visioni. Negli anni, il Teatro Club porta a Roma compagnie che ridefiniscono il linguaggio scenico: dalla danza contemporanea di Paul Taylor e José Limón al teatro musicale di Eric Salzman, fino alle rivoluzioni dell’Open Theatre e del Cafè La MaMa. Un ponte tra mondi che trasforma il pubblico romano in testimone dell’avanguardia.

Mentre Paul Taylor (1961), il Harkness Ballet di George Skibine (1965) e la José Limón American Dance Company, diretta da Ruth Currier (1975), ridefiniscono il linguaggio della danza, Aldo Rostagno, corrispondente da New York, indaga i nuovi fermenti teatrale. Nel 1968, l’Open Theatre di Joe Chaikin stringe un forte legame con Gerardo Guerrieri, che curerà per Einaudi la pubblicazione dei suoi testi. Nel 1991, Ellen Stewart porta Giacinta a Viterbo, proseguendo un dialogo iniziato anni prima.

Scatto di repertorio della compagnia newyorkese Quog Music-Theater, ospite del Teatro Club con Lazarus nel 1975.
Immagine promozionale della José Limón Dance Company, diretta da Ruth Currier, in tournée a Roma nell’agosto 1975.
Dettaglio dal programma di sala della Paul Taylor Dance Company, in occasione delle esibizioni romane del dicembre 1961.
Ritratto di Ellen Stewart, fondatrice del Cafè La MaMa di New York e grande amica di Anne d’Arbeloff e Gerardo Guerrieri.
Lettera di ringraziamento di Peppino De Filippo, direttore del Teatro delle Arti, dopo le rappresentazioni dell’Open Theatre nel maggio 1968.
Dettaglio grafico dal programma di sala del The Harkness Ballet, presentato a Roma nel marzo 1965.
Appunti manoscritti di Gerardo Guerrieri tratti da un’intervista con Joe Chaikin durante un workshop romano del 1975.
Lettera inviata nel 1969 da Aldo Rostagno, referente dall’America, con riflessioni su Hair, Dionysus in 69 e The Fantasticks.
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Scatto di repertorio della compagnia newyorkese Quog Music-Theater, ospite del Teatro Club con Lazarus nel 1975.
Immagine promozionale della José Limón Dance Company, diretta da Ruth Currier, in tournée a Roma nell’agosto 1975.
Dettaglio dal programma di sala della Paul Taylor Dance Company, in occasione delle esibizioni romane del dicembre 1961.
Ritratto di Ellen Stewart, fondatrice del Cafè La MaMa di New York e grande amica di Anne d’Arbeloff e Gerardo Guerrieri.
Lettera di ringraziamento di Peppino De Filippo, direttore del Teatro delle Arti, dopo le rappresentazioni dell’Open Theatre nel maggio 1968.
Dettaglio grafico dal programma di sala del The Harkness Ballet, presentato a Roma nel marzo 1965.
Appunti manoscritti di Gerardo Guerrieri tratti da un’intervista con Joe Chaikin durante un workshop romano del 1975.
Lettera inviata nel 1969 da Aldo Rostagno, referente dall’America, con riflessioni su Hair, Dionysus in 69 e The Fantasticks.
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New York, 1959. Julian Beck scrive sul New York Times difendendo l’avanguardia teatrale: un viaggio senza certezze, un rischio continuo. Il termine stesso, “avant-garde”, richiama l’avamposto militare che affronta il pericolo per primo. Mentre il Living Theatre sfida il conformismo, il Teatro Club raccoglie questa eredità e la porta in Italia, offrendo al pubblico romano un teatro capace di interrogare, provocare e reinventare il proprio linguaggio.

Gallery 4: BORN IN THE USA

Quando arriva in Italia Pete Seeger, Alessandro Portelli, giovane spettatore di quel concerto, era uno dei pochissimi a conoscere «il padre della canzone popolare americana» (Bruce Springsteen).

Alessandro Portelli su Pete Segeer

Nel 1964 il Teatro Club invita Pete Segeer, ispiratore del folk revival democratico e militante, allora quasi sconosciuto in Italia. Il racconto di Alessandro Portelli, originale esploratore della cultura e della musica popolare americane, ci restituisce la complessità degli incontri con questa “America dentro.

Alessandro Portelli su Joan Baez

Quando 1967 arriva Joan Baez è già famosa in Italia per la sua straordinaria voce e il suo impegno nei diritti civili e nel pacifismo. Alessandro  Portelli racconta le divisioni che allora attraversavano i giovani militanti italiani.

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